domenica, febbraio 15
Ma Anthony Minghella ha picchiato il capo da bambino?
Ritorno a Cold Mountain è un film fatto ad arte per stupire, volutamente esagerato, esageratamente epico, eroico.
Il protagonista Inman, alias Jude Law, parte per la guerra di secessione, lasciando a casa ad aspetarlo l'amata Ada, ovvero la bellissima Kidman.
I due, vuoi per i tempi, le convenzioni sociali, la timidezza, non si erano scambiati che un misero bacio e qualche stentata parola. Ma il loro è amore, amore vero, amor cortese. Per cui lei per tre anni gli scrive numero 103 lettere piene di sospiri, delle quali lui ne riceve solo 3, e lui non fa che raccontare di lei a chiunque incontri e a sognare il ritorno tra le sue braccia. Nel frattempo c'è la guerra crudele: bellissime le scene iniziali della battaglia, con le carneficine insensate, l'ammasso dantesco di corpi.
C'è che le donne rimaste senza uomini e senza schiavi devono lavorare duramente per salvare le loro proprietà, le loro vite e virtù dalle grinfie della spaventevole guardia nazionale.
C'è che Inman ad un certo punto si rompe le scatole e scappa dall'ospedale militare per tornare a Cold Mountain, iniziando un'odissea incredibile, dove gli succede in pratica di tutto e rimane vivo per miracolo.
Come tutti i poemi epici che si rispettino poi c'è che i personaggi sono tutti d'un pezzo, tutti perfetti stereotipi: i cattivi sono proprio cattivi, i buoni buonissimi, gli scemi davvero scemi, i coraggiosi senza macchia.
Insomma, il regista, Anthony Minghella, è come sempre bravissimo nel confezionare questi "polpettoni" da Oscar, queste epopee dei sentimenti assoluti e puri, queste interminabili carrellate di sacrificio, coraggio, alti ideali. Penso all'altro suo film famoso: Il paziente inglese , film che francamente trovai di una noia veramente soporifera; di cui salvo giusto la scena dell'addio tra Kristin Scott Thomas e Ralph Fiennes, scena tragica e di altissima tensione, sciolta da una "capocciata" pazzesca e comicissima che si becca lei in una trave, e che ancora mi fa ridere quando ci ripenso. E anche in Cold Mountain ci sono due scene di "capocciate" dello stesso livello di comicità: sia per la Kidman che per Law.
Insomma, questa cosa dello sbattere "fantozzianamente" la testa è un po' un marchio di fabbrica mi sembra di capire... Ci sarà una qualche spiegazione "freudiana"?
Ah, in tutto ciò, se non si era capito, il mio giudizio è una sufficienza scarsa.
Il protagonista Inman, alias Jude Law, parte per la guerra di secessione, lasciando a casa ad aspetarlo l'amata Ada, ovvero la bellissima Kidman.
I due, vuoi per i tempi, le convenzioni sociali, la timidezza, non si erano scambiati che un misero bacio e qualche stentata parola. Ma il loro è amore, amore vero, amor cortese. Per cui lei per tre anni gli scrive numero 103 lettere piene di sospiri, delle quali lui ne riceve solo 3, e lui non fa che raccontare di lei a chiunque incontri e a sognare il ritorno tra le sue braccia. Nel frattempo c'è la guerra crudele: bellissime le scene iniziali della battaglia, con le carneficine insensate, l'ammasso dantesco di corpi.
C'è che le donne rimaste senza uomini e senza schiavi devono lavorare duramente per salvare le loro proprietà, le loro vite e virtù dalle grinfie della spaventevole guardia nazionale.
C'è che Inman ad un certo punto si rompe le scatole e scappa dall'ospedale militare per tornare a Cold Mountain, iniziando un'odissea incredibile, dove gli succede in pratica di tutto e rimane vivo per miracolo.
Come tutti i poemi epici che si rispettino poi c'è che i personaggi sono tutti d'un pezzo, tutti perfetti stereotipi: i cattivi sono proprio cattivi, i buoni buonissimi, gli scemi davvero scemi, i coraggiosi senza macchia.
Insomma, il regista, Anthony Minghella, è come sempre bravissimo nel confezionare questi "polpettoni" da Oscar, queste epopee dei sentimenti assoluti e puri, queste interminabili carrellate di sacrificio, coraggio, alti ideali. Penso all'altro suo film famoso: Il paziente inglese , film che francamente trovai di una noia veramente soporifera; di cui salvo giusto la scena dell'addio tra Kristin Scott Thomas e Ralph Fiennes, scena tragica e di altissima tensione, sciolta da una "capocciata" pazzesca e comicissima che si becca lei in una trave, e che ancora mi fa ridere quando ci ripenso. E anche in Cold Mountain ci sono due scene di "capocciate" dello stesso livello di comicità: sia per la Kidman che per Law.
Insomma, questa cosa dello sbattere "fantozzianamente" la testa è un po' un marchio di fabbrica mi sembra di capire... Ci sarà una qualche spiegazione "freudiana"?
Ah, in tutto ciò, se non si era capito, il mio giudizio è una sufficienza scarsa.