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lunedì, dicembre 26

Una storia di americana violenza 

A history of violence di David Cronenberg è un film dagli indubbi pregi: un'atmosfera rarefatta e tesa, una trama interessante, Viggo Mortensen (che però non offre una gran prestazione).
Si guarda volentieri e senzaltro è un film che consiglio, specialmente in questo periodo di penuria.
Ma qualche difetto c'è, e nemmeno così piccolo. Intanto l'inverosimiglianza di alcune scene e di alcune reazioni. Poi il fatto che non c'è vero thriller, secondo me: nessun dubbio sulla reale identità del protagonista, che dopo la sparatoria alla tavola calda si capisce che non può che essere del mestiere. E questo potrebbe anche non essere un difetto ma un effetto voluto, però qualche perplessità me la dà. Infine i personaggi, i "cattivi" specialmente, sembrano macchiette, stereotipi di tanti film americani di gangster e co.
Certo, tutto contribuisce a creare l'immagine simbolica del sogno americano "sporcato" dalla violenza, e in questo intento il film riesce bene.

sabato, dicembre 24

Anche quest'anno è arrivato 

Puntuale come Babbo Natale alla vigilia del 25, mi è spuntato il solito herpes sul labbro.
La mia personale maledizione natalizia.

A tutti i lettori di 17 Pollici, comunque, un Buon Natale e un sereno 2006: che gli herpes di tutto il mondo possano finalmente placarsi.

martedì, dicembre 6

Ogni cosa é illuminata 

Ogni cosa è illuminata è uno splendido film sulla memoria, e sulla ricerca delle origini, smarrite e quasi cancellate dalla Shoah. Quello che ha di bello è l'anticonvenzionalità e l'ironia, proprie di certi autori dell'est, con cui temi così profondi e difficili sono raccontati.
L'originalità sta prevalentemente nei personaggi, indimenticabili, soprattutto il nonno Alexander; l'ironia nei dialoghi surreali tra i due strampalati ucraini e il giovane americano (un Elija Wood particolarmente ispirato).
Molto efficaci e perfettamente dosate sono le brusche sterzate nella seconda parte del film da un registro più leggero ad uno più drammatico.
Comunque il momento in assoluto più comico è stato quello dell'anello: "l'anello non è qui per voi, ma voi siete qui per l'anello", che poi è una frase che nel contesto non ho nemmeno capito, e che, non avendo letto il libro, mi viene il dubbio sia stata messa lì apposta, avendo a disposizione Frodo...

sabato, dicembre 3

Il parlato televisivo in Porta a porta 

Se a qualcuno dovesse interessare, la mia tesi di laurea è qui: potete scaricarla, leggerla, all'occorrenza anche utilizzarla e scopiazzarla a vostro piacimento, se prendendo qualcosa citate la fonte ve ne sarò grata, se no non me la prenderò.
Intanto penso che ricomincerò a scrivere sul blog serio, specie in vista del mio nuovo lavoro... semmai tenetelo d'occhio!

venerdì, dicembre 2

Harry Potter e il calice di fuoco (Attenzione allo spoiler!) 

L'ultimo episodio di Harry Potter è divertente, sicuramente, per la piega che prendono gli eventi che vedono come protagonisti i maghetti ormai adolescenti, prede delle prime cotte, dei primi battibecchi amorosi. E da questo punto di vista non si fanno mancare niente: ballo studentesco, con relativa corsa all'accaparramento delle ragazze più belle, relativa imbranataggine dei maschietti ancora acerbi e timidi, incapaci di guardare più in là del proprio naso (tradotto: incapaci di vedere che la ragazza più attraente è poi l'amica di sempre).
La stessa storia, quindi (a tratti sembrerebbe quasi una puntata di Dawson's Creek ), che comunque fa sempre piacere rivedere e che in un contesto come quello di Hogwart spicca deliziosamente per contrasto.
In tutto questo però ciò che ne risente è, secondo me, il tema portante della saga potteriana: ovvero la magia e l'eterno scontro tra bene e male.
Tutti gli spunti che riconducono a questo filone sono trattati in modo troppo approssimativo: dal "Torneo tre maghi" allo scontro (atteso per quattro film interi) col cattivissimo Voldemort. Tutta la seconda parte del film, dopo la scena del ballo, precipita troppo velocemente, tanto che alcuni passaggi proprio si stentanto a capire e soprattutto non preparano adeguatamente al drammatico finale, in cui la morte è sbattuta in faccia allo spettatore troppo, davvero troppo, brutalmente.
Due cose quindi, concludo: che non mi stupisco del fatto che il film sia stato vietato ai minori di quattordici anni in Inghilterra, e che Newell è più abile nei temi leggeri che non in quelli più cupi.
Comunque, il film è in generale più che soddisfacente.

giovedì, dicembre 1

Requiem for a dream 

Rispondo all'appello di Kekkoz, con la mia recensione, molto in ritardo, di questo film, visto circa un anno fa.
Nemmeno a me è piaciuto, ed avevo come attenuante, rispetto a Kekkoz, la non aspettativa: non ricordo di averne sentito parlare tantissimo, né tanto bene. Ricordavo a mala pena che esistesse un film con quel titolo. Me lo impose Manuele, e a lui piacque.
Lui, oltre tutto, è convinto che a me non sia piaciuto solo per le scene "troppo schifose", come se un braccio in cancrena mi pregiudicasse un giudizio (ho visto di peggio): che poi, a dir la verità, la scena che più mi ha scosso, da quel punto di vista, è quella che vede coinvolta la dolce Jennifer Connelly in quella specie di gara orgiastica...
Ma, a parte questo, quello che non mi è piaciuto di questo film è che tratta un tema fin troppo facile e abusato, dal quale oramai ci si aspetta qualcosa di più, di diverso che non la semplice esposizione di sostanze, allucinazioni, astinenze, ecc. ecc. E soprattutto umanità, passioni vere: e non una perfetta sceneggiatura, orchestrata e curata al minimo dettaglio, così da chiudere in bellezza il cerchio, come un balletto eseguito senza errori.
In generale, è difficile che mi piacciano questi film: per un po' ho creduto che non mi piacessero i film "sui drogati" perché ero troppo moralista, poi ho capito che in realtà sono questi film ad esserlo. Non mettono mai in piazza persone reali, con problemi reali, ma sempre situazioni estreme, sempre personaggi troppo fuori, troppo lontani da chiunque, che non si capiscono e non si possono amare, degli idioti che meritano la fine che fanno.
Anche Requiem for a dream ha essenzialmente questo come difetto, per il resto è fatto davvero, anzi pure troppo, come già detto, bene.