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lunedì, marzo 1

Big Fish 

Non andavo al cinema di domenica pomeriggio da almeno cinque anni, forse di più. E ieri mi sono ricordata perché: quando la maschera, una sciacquina scorbutica, si è parata con il suo metro e mezzo davanti all’entrata per contrastare l’orda di ragazzine con la metà dei miei anni ansiose di vedere Ben e di loro coetanei gellati e incatenati impazziti per Scary Movie. E poi quando ho rinunciato al pop corn per non stare alle casse pressata in mezzo ai medesimi di prima e ai papà che urlavano alle mamme: "Cosa vuole? Grande o medio? Salati o dolci?" cercando di sopraffare le urla dei figlioletti. Il percorso per arrivare alla sala numero due era tipo campo minato, da stare attenti a non pestare qualche bambino, della salsa piccante per i nacos, la chiazza di coca cola o la buccia di banana.
Riusciti finalmente a sederci ai nostri posti (laterali, mannaggia!), finalmente al sicuro, ci siamo visti Big Fish, un film veramente carino.
Forse mi aspettavo un po’ di più, da questo ultimo Tim Burton, solo perché avevo letto che era bellissimo, un capolavoro, paragonato a Fellini. Ed è bello, molto dolce, ma non così "spettacolare" e visionario, come Edward mani di forbice, o come Nightmare Before Christmas.
E’ la storia di una fiaba lunga una vita, di un bel rapporto tra padre e figlio, di un grande amore, di un uomo unico.
Ma c'è qualcosa che mi è rimasto come sospeso, non so.
Comunque è certamente da vedere.

Per il resto, la mia connessione è ancora messa malissimo, la settimana si annuncia senza troppe sorprese, degli Oscar forse scriverò, anche se non mi sembra ci sia troppo da dire (stanno qua).

Aggiornamento: mi ero dimenticata di citare tra i film di Burton Beetlejuice, il mio preferito in assoluto. E poi che se rinascessi vorrei farlo con gli occhi stupendi di Helena Bonham Carter, ma non ci terrei ad avere l'occhio di vetro in cui si può vedere la propria morte (o a guardarci dentro), e le lascio volentieri anche il marito (gli preferisco Ewan McGregor, sinceramente).