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martedì, marzo 2

Si cresce 

Ripensavo al film di Burton, a quello che avevo scritto ieri, cercando di capire cos'è che mi aveva lasciato il giudizio sospeso.
Poi ho letto la recensione di Fringe, a cui il film è piaciuto molto, e questo passo mi colpisce: "Big fish è un film in cui Tim Burton appare maturato". Che poi è una di quelle cose che si dicono spesso, ogni qualvolta un autore fa qualcosa di un po' diverso dal suo solito. Ma comunque in questo caso mi ha fatto pensare: che è vero che in questo film Tim Burton abbandona quel suo registro totalmente visionario per ripiegare su quello più pacato del cantastorie. Il film è un'altalena tra la realtà e la fantasia, ma la fantasia è un racconto e sia il protagonista del film che lo spettatore ne sono consapevoli, è il patto che il regista sancisce con il pubblico fin dall'inizio.
Ed è bello tutto questo, certo.
Poi il film è anche un repertorio di personaggi dell'immaginario fiabesco, mitologico e cinematografico, ci sono rimandi e citazioni, non solo da Fellini, ma anche da film precedenti di Burton (le mani metalliche di Edward).
E' come se avesse svelato tutti i suoi sogni, tutte le favole della sua infanzia, come se le avesse volute "imbrigliare", palesarle per quello che sono: nientaltro che storie di fantasia.
Che poi il film affermi l'importanza di queste storie, quanto siano essenziali per "colorare" l'esistenza, questo è vero e, ripeto, è molto bello.
Ma insomma questo film è il film di uno che "è maturato", che ha messo la testa a posto.
E forse è questo che non mi ha convinto, che forse mi ha un po' deluso.
Forse il costatare ancora una volta che si cresce, e non ci si può fare niente.