sabato, settembre 11
Le chiavi di casa
Forse a dare un 4 a questo film di Gianni Amelio sono stata severa.
Ma da un lavoro che si dice "dedicato alla memoria di Giuseppe Pontiggia", e ispirato al suo splendido Nati due volte, ci si deve poter aspettare molto di più che non il solito polpettone italiano a tutti costi serio, commosso, inutilmente lentissimo.
Il romanzo del mai abbastanza compianto Pontiggia era una storia piena di dolore silenzioso e quotidiano, in cui la vita di una famiglia con un figlio disabile era raccontata in modo leggero, "denunciata" in tutte le sue pieghe, senza retorica, senza tralasciare niente, con quel modo speciale che aveva lui di scrivere, chiamando il pane "pane" e il vino "vino", che non è una cosa così scontata per la letteratura, specie quella coeva.
Tutte cose che non ci sono nella storia di Amelio, fatta eccezione per il bimbo disabile e, francamente, mi sembra un po' pochino.
Ma da un lavoro che si dice "dedicato alla memoria di Giuseppe Pontiggia", e ispirato al suo splendido Nati due volte, ci si deve poter aspettare molto di più che non il solito polpettone italiano a tutti costi serio, commosso, inutilmente lentissimo.
Il romanzo del mai abbastanza compianto Pontiggia era una storia piena di dolore silenzioso e quotidiano, in cui la vita di una famiglia con un figlio disabile era raccontata in modo leggero, "denunciata" in tutte le sue pieghe, senza retorica, senza tralasciare niente, con quel modo speciale che aveva lui di scrivere, chiamando il pane "pane" e il vino "vino", che non è una cosa così scontata per la letteratura, specie quella coeva.
Tutte cose che non ci sono nella storia di Amelio, fatta eccezione per il bimbo disabile e, francamente, mi sembra un po' pochino.