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martedì, ottobre 26

Io, Robot 

Non faccio la recensione del film, visto che gli amici Kekkoz e Hellbly mi hanno già tolto le parole di bocca.

Trascrivo qua un pezzo tratto dal libro "Io, Robot".
Personaggi:
QT1, detto Cutie, il robot;
Mike Donovan e Gregory Powell, umani, dipendenti della U.S. Robotics.

- Non accetto spiegazioni assurde solo perché mi siete gerarchicamente superiori. Ogni teoria deve avere un suo supporto razionale, altrimenti non è valida. E che mi abbiate creato voi è un'ipotesi che contrasta con tutti i principi della logica.
Powell cercò di calmare Donovan, che aveva stretto le mani a pugno, sfiorandogli un braccio. - Perché dici così?
Cutie si mise a ridere. Era una risata molto poco umana, il suono più meccanico che avesse mai prodotto con la bocca, acuto ed esplosivo, e preciso e scandito come il ticchettio di un metronomo.
- Guardatevi! - disse alla fine. - Lungi da me ogni disprezzo, s'intende, ma guardatevi un po'! Siete fatti di un materiale molle e flaccido, debole e deteriorabile, che è costretto per alimentarsi a dipendere dall'ossidazione alquanto inefficace di materia organica... come quella. - Indicò con disapprovazione ciò che restava del panino di Donovan. - A periodi alterni entrate in una specie di coma e la minima variazione di temperatura, di pressione atmosferica, di percentuale di umidità e di livello di radiazioni pregiudica la vostra efficienza. Siete solo "prodotti di ripego". Io invece sono un prodotto finito. Assorbo energia elettrica direttamente e la utilizzo con un rendimento che è quasi del cento per cento. Ho una struttura di metallo molto forte, non cado mai in stato di incoscienza e posso sopportare facilmente condizioni ambientali critiche. Se si parte dall'assioma lapalissiano che nessun essere può crearne un altro a esso superiore, questi sono tutti fatti che riducono in cenere la vostra assurda teoria.

Isaac Asimov