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venerdì, ottobre 22

La vita che vorrei 

Ciò che salva questo film da una banale storia d'amore, con lui cinico e "di successo" e lei romantica e sprovveduta è il doppio piano della narrazione: il film nel film, che così come il famoso "teatro nel teatro", o "metateatro", dovrebbe rappresentare la realtà (così nella celebre scena della rappresentazione dell'omicidio del padre di Amleto che serve a smascherare Claudio).
Qui i due protagonisti sono due attori che vivono sul set una storia parallela e simile a quella che vivono nella vita, una storia piuttosto tormentata, contrastata, da una parte dalle convenzioni sociali ottocentesche e dal pregiudizio, dall'altra dalla mancanza di fiducia e dall'incapacità di lasciarsi andare ai sentimenti.
Ma quello che a me è piaciuto è la rappresentazione del mondo del cinema, con tutto quello che c'è intorno: i provini, il set, il regista, i produttori, le anteprime, i giornalisti. E, da un punto di vista meramente estetico, il "dialogo" tra i due piani del film, quello reale e quello fittizio: alcuni stacchi di regia, alcuni parallelismi.
I due attori sono bravi, come già si sapeva, anche se ancora non mi riesce di vederceli bene insieme, proprio "fisicamente" dico: ma questo semmai è un problema mio, che non mi piacciono le coppie in cui lei è più alta, e sembra anche più vecchia, di lui.