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lunedì, ottobre 4

Re Artù 

L'idea di questo film è chiara: dare al personaggio Artù uno spessore storico. E il film infatti si presenta come "La vera storia di Re Artù", con un'espediente che ricorda molto anche "La vera storia di Jack lo Squartatore": lo spettatore si deve subito calare nell'ottica del realismo storico, deve assolutamente credere che quello che vede sia veramente accaduto. Ma è accaduto davvero? E' irrilevante. L'importante è che questa domanda si ponga.
Un Artù quindi restituito alla sua umanità? Niente affatto! E' questa la chiave di volta del film, la cosa che ho maggiormente apprezzato. La figura del prode cavaliere senza macchia e senza paura viene lasciata intatta. La retorica, gli alti ideali, il rispetto per il nemico, il disprezzo di ogni malvagità, l'eroismo puro, tutti questi elementi non subiscono alcun danno in questa ricerca della dimensione storica del mito. Il film è assolutamente capace di giocare su questo contrasto e l'equilibrio dei due elementi (epicità e realismo) e' stato mantenuto con maestria. Insomma, hanno giocato con la grandezza del personaggio di Re Artù con il serio rischio di svilirla e invece l'hanno, se possibile, ancor più fortificata.

Ecco quindi il motivo del voto alto, inatteso anche per me, pensato mentre uscivo dal cinema col sorriso sulle labbra, soddisfatto e divertito, con la memoria alle frasi più "d'effetto", alle azioni più impavide dei cavalieri di Artù. Qua la retorica si spreca, ma come potrebbe essere altrimenti quando si ha a che fare con la leggenda di King Arthur?