lunedì, novembre 29
Gli Incredibili e oltre...
Questo film è pressoché perfetto da tutti i punti di vista. E' ben scritto, ben disegnato e divertentissimo. E' avvolto da un'ambientazione fantastica e i personaggi sono tutti caratterizzati al meglio. E qua finisce la mia recensione.
Però... c'è un "però" più noioso che non mi vuol uscire dalla testa.
Come ogni buon film Disney, questo "The Incredibles" contiene la sua semplice morale, il suo aspetto pedagogico (e guai se non ci fosse, mi arrabbierei!).
Senza andar troppo lontano, lo scorso anno la grande avventura del piccolo Nemo contemplava i valori dell'amicizia e della famiglia e quella dell'orso Koda era un vero e proprio saggio sull'uguaglianza e sulla fratellanza. Tutto bello, tutto dolce e zuccheroso, tutto ben infiocchettato per noi sentimentaloni.
(Da qua in poi faccio un po' di Spoiler)
Come dicevo gli Incredibili rispettano questa tradizione, senza dubbio, ma stavolta in modo un po' anticonvenzionale. Stavolta non ci sono brutti anatroccoli messi da parte, ma supereroi. Supereroi vittime di una sorta di folle razzismo al contrario che impedisce loro di risolvere i problemi delle persone. E il nostro simpaticissimo Mr.Incredibile è depresso e nervoso come un animale in gabbia perché non riesce ad adeguarsi alla normalità della sua vita e al fatto che non può usare i suoi superpoteri. Come anche ammetterà in seguito, non riesce ad apprezzare ciò che ha, sua moglie, i suoi figli e la sua casa, e si mette nei guai solo perché voleva tornare ad essere ciò che era.
E il cattivone? Stavolta il cattivone è solo una persona delusa.
Era un bambino che sognava di essere un supereroe e che non poteva diventarlo perché era sprovvisto di superpoteri. A me faceva un po' pena...
Insomma, dove voglio arrivare? Non lo so nemmeno io. Però mi chiedo, è un nostro dovere essere qualcuno? E' così brutto essere normali? La normalità fa rima con mediocrità? Sono solo domande. Domande che mi pongo da sempre, anche se non mi aspettavo che "Gli Incredibili" me le avrebbe riproposte.
Però... c'è un "però" più noioso che non mi vuol uscire dalla testa.
Come ogni buon film Disney, questo "The Incredibles" contiene la sua semplice morale, il suo aspetto pedagogico (e guai se non ci fosse, mi arrabbierei!).
Senza andar troppo lontano, lo scorso anno la grande avventura del piccolo Nemo contemplava i valori dell'amicizia e della famiglia e quella dell'orso Koda era un vero e proprio saggio sull'uguaglianza e sulla fratellanza. Tutto bello, tutto dolce e zuccheroso, tutto ben infiocchettato per noi sentimentaloni.
(Da qua in poi faccio un po' di Spoiler)
Come dicevo gli Incredibili rispettano questa tradizione, senza dubbio, ma stavolta in modo un po' anticonvenzionale. Stavolta non ci sono brutti anatroccoli messi da parte, ma supereroi. Supereroi vittime di una sorta di folle razzismo al contrario che impedisce loro di risolvere i problemi delle persone. E il nostro simpaticissimo Mr.Incredibile è depresso e nervoso come un animale in gabbia perché non riesce ad adeguarsi alla normalità della sua vita e al fatto che non può usare i suoi superpoteri. Come anche ammetterà in seguito, non riesce ad apprezzare ciò che ha, sua moglie, i suoi figli e la sua casa, e si mette nei guai solo perché voleva tornare ad essere ciò che era.
E il cattivone? Stavolta il cattivone è solo una persona delusa.
Era un bambino che sognava di essere un supereroe e che non poteva diventarlo perché era sprovvisto di superpoteri. A me faceva un po' pena...
Insomma, dove voglio arrivare? Non lo so nemmeno io. Però mi chiedo, è un nostro dovere essere qualcuno? E' così brutto essere normali? La normalità fa rima con mediocrità? Sono solo domande. Domande che mi pongo da sempre, anche se non mi aspettavo che "Gli Incredibili" me le avrebbe riproposte.