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mercoledì, febbraio 2

The Aviator 

Cominciamo subito col dire, anche a rischio di esser banale, che a me piace tantissimo Scorsese, praticamente il mio regista americano preferito, il miglior "raccontatore" dell'America, e tutti i suoi film che ho visto sono tra i miei preferiti di sempre.
The Aviator non fa eccezione.
E' un film "faraonico", con un cast scintillante e una potente produzione, ricco di scene visivamente eccezionali, di una stupenda colonna sonora sapientemente calibrata.
La figura di Howard Hughes è già di per sé così affascinante che praticamente metà successo della sceneggiatura è assicurato: petroliere, produttore cinematografico, aviatore, donnaiolo, strambo e malato. Di Caprio, che è bravissimo, lo fa davvero bene.
Quello che mi è piaciuto è l'affresco che viene fuori della Hollywood degli anni Trenta e Quaranta, pacchiana e superficiale, ma anche, come la Katherine Hepburn di Cate Blanchet, sofisticata e fragile, o come la Ava Gardner della Backinsale, determinata e divina. Ad ogni modo già un'icona.
Immancabile anche qui, come in tutti i film di Scorsese, il senso dell'amicizia e della lealtà tra maschi, incarnata nel personaggio del fedele e affezionato amministratore Noah Dietrich, ovvero John Reilly, uno dei più interessanti e prolifici attori di Hollywood.
Insomma ci sarebbero tutte le premesse per il gran capolavoro, ma purtroppo c'è un qualcosa che gli impedisce di decollare, e il difetto più grosso sta, secondo me, come in quasi tutti i film biografici e così ambiziosi, nella esagerata lunghezza che purtroppo stempera un bel po' e alla fine, dopo tre ore, di una bella tela luccicante di colori caldi quel che rimane è un, pur sempre bellissimo ma freddo, acquarello.