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giovedì, marzo 24

Amabili resti 

Il romanzo della Sebold è, per un buon numero di motivi, un gran romanzo: per un’idea semplice quanto azzeccata, ad esempio, quella di far raccontare una storia, la sua storia e quella della sua famiglia, a una ragazzina morta uccisa da un serial killer, una voce tenera e fresca, distaccata ma ancora piena di affetti terreni.
Attraverso gli occhi eternamente quattordicenni di Susie, vediamo il dolore lacerante dei genitori, le indagini, vediamo il suo assassino, i suoi amici, come crescono sua sorella e suo fratello.
E intravediamo anche il mondo in cui Susie è andata a stare, un aldilà luminoso fatto di sogni e desideri.
La voce di Susie è una voce particolare perché, come ho scritto, ha il distacco della morte ma anche ancora un certo attaccamento alle passioni terrene; sua caratteristica è una sorta di struggimento, di invidia, per quella vita che vede vivere ai suoi coetanei e che a lei è stata negata: l'amore, gli studi. Ma sua è anche una comprensione ultraterrena, che ci permette di guardare ai fatti che coinvolgono la sua famiglia (e di cose ne succedono tante) da un punto di vista neutro, privo di pregiudizi e di patetismi.
Alla fine quello che mi ha lasciato questo libro, strano a dirsi, è stato un senso di ottimismo, di serenità, ed è difficile da spiegare il perché, soltanto a leggerlo lo si può capire.