domenica, aprile 3
La febbre
Il nuovo film di D'Alatri è un film sull'Italia e sul suo "male": l'individualismo, la mentalità burocrate e invidiosa, che impedisce la crescita e la buona volontà creativa di quelli come Mario Bettini, protagonista del film e ottimo Fabio Volo (ma a me Fabio Volo piace da sempre), perfetto nelle vesti del Don Chisciotte che prova a combattere contro i mulini a vento e a mantenere intatta la sua purezza d'animo.
La storia è ambientata in una graziosa Cremona, tra centro storico e nebbiosa campagna, interni di case piccolo-borghesi e uffici pubblici.
La regia di D'Alatri si impreziosisce di giusto un paio di idee carine (le scene oniriche soprattutto), ma che in mezzo al gran calderone di materiale che mette al fuoco quasi tendono più a stonare che a far colore.
Il difetto più grosso di questo, come del precedente Caso mai, è secondo me la "didascalicità" con cui il regista racconta la sua storia, che vuol essere, in entrambi i casi, esemplare appunto, troppo, perdendo di vista l'umanità e la naturalità dei sentimenti e degli eventi. Ne risulta anche stavolta una vicenda forzata e esagerata in quelli che sono i suoi snodi principali, che perde di interesse nel momento in cui lo spettatore non la sente più vicina alla sua realtà.
Peccato.
Mi associo a Kekkoz nell'elogiare la colonna sonora dei Negramaro, davvero la cosa migliore del film.
La storia è ambientata in una graziosa Cremona, tra centro storico e nebbiosa campagna, interni di case piccolo-borghesi e uffici pubblici.
La regia di D'Alatri si impreziosisce di giusto un paio di idee carine (le scene oniriche soprattutto), ma che in mezzo al gran calderone di materiale che mette al fuoco quasi tendono più a stonare che a far colore.
Il difetto più grosso di questo, come del precedente Caso mai, è secondo me la "didascalicità" con cui il regista racconta la sua storia, che vuol essere, in entrambi i casi, esemplare appunto, troppo, perdendo di vista l'umanità e la naturalità dei sentimenti e degli eventi. Ne risulta anche stavolta una vicenda forzata e esagerata in quelli che sono i suoi snodi principali, che perde di interesse nel momento in cui lo spettatore non la sente più vicina alla sua realtà.
Peccato.
Mi associo a Kekkoz nell'elogiare la colonna sonora dei Negramaro, davvero la cosa migliore del film.