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sabato, aprile 23

Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato 

Per un bimbo malato (Manu) ci vuole un film da bimbi malati: è quello che abbiamo visto ieri, Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, il film di Mel Stuart del '71.
Per colmare una grave lacuna, ma anche per prepararci alla visione del sequel burtoniano di (speriamo) prossima uscita e che promette faville.
Come tutte le storie partorite dal genio di Roald Dahl, anche questa è una favola graffiante e divertente, in cui la realtà è fatta a misura di bambino, non tutta zucchero e buoni sentimenti, ma con quella massiccia dose di inquietudine e stravaganza che popola la fantasia dei piccoli. E qui è tutto incarnato in Willy Wonka, misterioso titolare di una fabbrica dolciaria, anzi LA fabbrica dolciaria, famosa in tutto il mondo per i suoi prodotti inimitabili: un Gene Wilder in forma perfetta, sadico e trasognato, capace di tramutarsi da tenero mago che trasforma i sogni in dolci prelibatezze a orco cattivo che punisce i bambini disubbidienti.
Numerose sono le invenzioni, dagli "umpa lumpa" al "succhia succhia che mai si consuma", dalla bibita frizzante che fa librare in volo all'ascensore di vetro con il magico pulsante "in alto fuori". Una straordinaria baraonda di colori e musica che fa desiderare di tornare bambini anche solo per poterci credere, almeno un pochetto, che possa esistere davvero.