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giovedì, giugno 2

L'Emiliano innamorato 

L'Emiliano innamorato di Gianluca Di Dio è uno di quei casi in cui un libro che di per sé non è un granché, mi colpisce e mi appassiona perché me lo trovo in qualche modo affine e mi fa pensare che nonstante tutto mi sarebbe piaciuto scriverlo a me.
La storia è ordinaria: un ragazzino in età ancora preadolescenziale fa i conti contemporaneamente con la nascita di due amori, quello per la "strabella" Anita e quello per i poemi cavallereschi; e proprio grazie alla lettura e rielaborazione degli ideali dell'antica cavalleria riesce a conquistare la ragazzina.
Quello che non mi è piaciuto del romanzo è lo stile, troppo teso nello sforzo di mimare un parlato infantile: ne esce un impasto posticcio, che si legge bene, ma non ha una vera identità e rischia a lungo andare di essere monotono.
Quello che mi è piaciuto è il tono in cui è raccontata questa storia di "armi e amori": con gran cuore, con un calore che finisce per coinvolgere.
E poi mi sono piaciute piccole trovate: le piccole cose del mondo infantile che fanno sorridere per quanto sono assurde e tenere.
E i ragionamenti, come in questo passaggio, e in altri simili, che solo per questi il libro merita di essere letto:
"Le madri sembra che non capiscono mai niente, ma alla fine non è mica vero... in fondo sono femmine anche loro, no?"
"Be' e allora?"
"Eh, allora le femmine capiscono di più, perché... perché vedono le cose da più parti"
"Come da più parti?" chiedo io interessato.
"Per esempio: loro son capaci di mettersi sia la gonna che i pantaloni! Prova tu a metterti la gonna e andare in giro..."