sabato, maggio 29
I diari del giovane Che
I diari della motocicletta è un film che si fa vedere bene, anche se non è un vero e proprio film: coerente con la sua fonte (i diari di viaggio di Guevara e Granado), si configura più come un documentario, atto a fotografare un panorama, una condizione sociale, un popolo.
Molto interessante, a tratti, in alcuni punti un po' lento e noioso. Sobrio e pacato (il regista è Walter Salles: quello che ha diretto quel gioiellino di Central do Brasil).
La cosa che mi è piaciuta è la perfetta distanza che il regista ha saputo prendere dal "mito" con cui stava lavorando: il giovane Ernesto non è prefigurazione di quello che sarebbe diventato, è lo studente vicino alla laurea in medicina, che "viaggia per viaggiare", che viene a contatto con una realtà che ignorava e che lo cambia; non ha niente di strordinario, tranne una solida integrità morale e quella qualità che alcuni hanno in dote naturale, quella per cui la gente è attratta da loro e che, forse, la si può chiamare "carisma".
Molto interessante, a tratti, in alcuni punti un po' lento e noioso. Sobrio e pacato (il regista è Walter Salles: quello che ha diretto quel gioiellino di Central do Brasil).
La cosa che mi è piaciuta è la perfetta distanza che il regista ha saputo prendere dal "mito" con cui stava lavorando: il giovane Ernesto non è prefigurazione di quello che sarebbe diventato, è lo studente vicino alla laurea in medicina, che "viaggia per viaggiare", che viene a contatto con una realtà che ignorava e che lo cambia; non ha niente di strordinario, tranne una solida integrità morale e quella qualità che alcuni hanno in dote naturale, quella per cui la gente è attratta da loro e che, forse, la si può chiamare "carisma".
giovedì, maggio 27
Muse, wot hapnd wiv Achilles n Grks?
Il recente e rinnovato interesse intorno alle vicende avvenute in quel di Troia un bel po' di secoli fa, ha fruttato una simpatica idea a quelli di Msn Messenger: riscrivere l'immortale poema omerico nel criptato linguaggio della chat.
Qui la versione inglese, e qui dove ho letto la notizia.
Qui la versione inglese, e qui dove ho letto la notizia.
mercoledì, maggio 26
Tutti a casa!
Giro qui questo appello:
Le Massaie Improvvide Veronesi invitano tutte le massaie (e non) italiane a stendere un lenzuolo bianco al proprio balcone il 4 giugno, venerdì, in occasione della visita ufficiale in Italia del presidente Bush.
Un simbolo di protesta silenziosa, contro la guerra. Bandiere della pace e lenzuola bianche sono i messaggi più potenti per dire con il silenzio il nostro NO alla guerra.
Mi sembra una buona cosa.
(grazie a Whynot?)
Le Massaie Improvvide Veronesi invitano tutte le massaie (e non) italiane a stendere un lenzuolo bianco al proprio balcone il 4 giugno, venerdì, in occasione della visita ufficiale in Italia del presidente Bush.
Un simbolo di protesta silenziosa, contro la guerra. Bandiere della pace e lenzuola bianche sono i messaggi più potenti per dire con il silenzio il nostro NO alla guerra.
Mi sembra una buona cosa.
(grazie a Whynot?)
lunedì, maggio 24
Febbre!
venerdì, maggio 21
Le strade del giallo
Non mi stanno particolarmente simpatiche certe operazioni commerciali: come quella tanto in voga dell'allegato al quotidiano. Ma nonostante ciò qualche cosetta, con questo sistema, me la sono presa (o meglio, l'ho fatta prendere a Manuele... ehm, io sono troppo pigra anche per andare in edicola... sic!): tutta la prima serie dei libri di Repubblica, per esempio, e qualcuno della seconda. E poi ieri la prima uscita, in regalo, della serie "Le strade del giallo": L.A. Confidential di James Ellroy, di cui ho in passato letto I miei luoghi oscuri e avevo comperato American Tabloid (non ancora letto).
Sono carine queste edizioni dei "gialli", secondo me molto più carine di quelle dei "capolavori del novecento", troppo patinate, fatte apposta per ornare il salotto (che infatti quelli che aveva comperato Manuele ora stanno proprio lì, nel mobile nuovo di sua mamma, e non so perché ma a me fanno una gran tristezza, e non affatto voglia di prenderli e non dico leggerli, ma anche solo sfogliarli): i gialli invece sono più normali, dei normali tascabili, praticamente sono uguali alla collana della "Piccola bibilioteca" degli Oscar Mondadori, quindi carini.
In conseguenza di ciò, e anche del fatto che sono poco lettrice del genere, anche se a me piace tutto e non sono snob e quindi leggo volentieri, pensavo di comperarne qualche altro. E qui ho bisogno di qualche consiglio, ecco qua la lista, che mi pare non sia completa, perché dovrebbero essere cinquanta, e sul giornale son convinta di aver letto anche il nome di Cugia che qui invece non vedo, ma comunque...ecco quelli che avevo in mente di prendermi:
- Simenon, Il cane giallo
- King, Misery
- Montalban, Assassinio al Comitato Centrale
- Queen, Il re è morto
- Lucarelli, Almost blue
- Chandler, Il grande sonno
- Camilleri, Il giro di boa
- Harris, Il silenzio degli innocenti
- Leoni, I delitti del mosaico
Ecco. Non so. Consigli?
Sono carine queste edizioni dei "gialli", secondo me molto più carine di quelle dei "capolavori del novecento", troppo patinate, fatte apposta per ornare il salotto (che infatti quelli che aveva comperato Manuele ora stanno proprio lì, nel mobile nuovo di sua mamma, e non so perché ma a me fanno una gran tristezza, e non affatto voglia di prenderli e non dico leggerli, ma anche solo sfogliarli): i gialli invece sono più normali, dei normali tascabili, praticamente sono uguali alla collana della "Piccola bibilioteca" degli Oscar Mondadori, quindi carini.
In conseguenza di ciò, e anche del fatto che sono poco lettrice del genere, anche se a me piace tutto e non sono snob e quindi leggo volentieri, pensavo di comperarne qualche altro. E qui ho bisogno di qualche consiglio, ecco qua la lista, che mi pare non sia completa, perché dovrebbero essere cinquanta, e sul giornale son convinta di aver letto anche il nome di Cugia che qui invece non vedo, ma comunque...ecco quelli che avevo in mente di prendermi:
- Simenon, Il cane giallo
- King, Misery
- Montalban, Assassinio al Comitato Centrale
- Queen, Il re è morto
- Lucarelli, Almost blue
- Chandler, Il grande sonno
- Camilleri, Il giro di boa
- Harris, Il silenzio degli innocenti
- Leoni, I delitti del mosaico
Ecco. Non so. Consigli?
martedì, maggio 18
una volta mia
Mia è la protagonista del romanzetto breve di Martino Gozzi, edito da peQuod, comperato alla Fiera del libro, e di cui dicevo essermi subito pentita. Il mio pentimento derivava dall'aver visto cose nella bandella di presentazione dell'autore, cose che avevano a che fare con un certo scrittore e con una certa scuola, e che mi avevano fatto poco ben pensare. In compenso ne avevo letto abbastanza bene in giro qua e là e perciò ero curiosa. Insomma, lo comprai, nonostante tutto, pentendomene lì per lì, come già detto, e pentendomene ancora di più, dopo averlo letto.
Faccio un po' di spoiler.
Questa Mia, che è un nome, il nome della protagonista appunto, vorrebbe essere una specie di eroina della "favola moderna" che questo libretto mi sembra di aver capito dovrebbe rappresentare. E' una sorta di Pippi Calzelunghe, dai vestitini leggeri e le treccine da porco, che ha come caratteristica particolare quella di essere una specie di radio ambulante, capace di emettere musica così, spontaneamente, come ridere o piangere. Una mattina decide di salire a bordo del suo maggiolino guarda caso rosa, lasciando a letto il fidanzato Amos, sincerandosi che tutte le finestre di casa siano ben sbarrate e girando simpaticamente le manopole del gas. Il povero Amos, che poi si scoprirà fare di secondo nome Highlander, avrebbe come unica sua colpa quella di essere un tipo eccessivamente taciturno e di non essere bravo a suonare la chitarra. Inizia così un viaggetto per questo paese che non si sa che paese sia: pieno di pascoli e mucche e campi da baseball e distributori di benzina in mezzo al deserto e fiumi e ridenti cittadine... E poi ci sono gli incontri: con i gestori dei distributori, con i bambini patiti di baseball, con i pescatori, con i mariti traditi, con le vedove allegre... E poi c'è un tal cantante che dovrebbe fare un concerto in una determinata città, e siccome Mia è fissata con il tal cantante, lei vuol vedere a tutti i costi quel concerto.
Non dico come va a finire, caso mai vi siate appassionati e decidiate di leggerlo, in fondo anche se è di una noia pazzesca è di un vuoto deprimente, è anche solo 95 pagine tutto compreso, e ha una bella copertina e un titoletto carino... a qualcuno potrebbe anche venir voglia di comperarlo... ehm.
Faccio un po' di spoiler.
Questa Mia, che è un nome, il nome della protagonista appunto, vorrebbe essere una specie di eroina della "favola moderna" che questo libretto mi sembra di aver capito dovrebbe rappresentare. E' una sorta di Pippi Calzelunghe, dai vestitini leggeri e le treccine da porco, che ha come caratteristica particolare quella di essere una specie di radio ambulante, capace di emettere musica così, spontaneamente, come ridere o piangere. Una mattina decide di salire a bordo del suo maggiolino guarda caso rosa, lasciando a letto il fidanzato Amos, sincerandosi che tutte le finestre di casa siano ben sbarrate e girando simpaticamente le manopole del gas. Il povero Amos, che poi si scoprirà fare di secondo nome Highlander, avrebbe come unica sua colpa quella di essere un tipo eccessivamente taciturno e di non essere bravo a suonare la chitarra. Inizia così un viaggetto per questo paese che non si sa che paese sia: pieno di pascoli e mucche e campi da baseball e distributori di benzina in mezzo al deserto e fiumi e ridenti cittadine... E poi ci sono gli incontri: con i gestori dei distributori, con i bambini patiti di baseball, con i pescatori, con i mariti traditi, con le vedove allegre... E poi c'è un tal cantante che dovrebbe fare un concerto in una determinata città, e siccome Mia è fissata con il tal cantante, lei vuol vedere a tutti i costi quel concerto.
Non dico come va a finire, caso mai vi siate appassionati e decidiate di leggerlo, in fondo anche se è di una noia pazzesca è di un vuoto deprimente, è anche solo 95 pagine tutto compreso, e ha una bella copertina e un titoletto carino... a qualcuno potrebbe anche venir voglia di comperarlo... ehm.
lunedì, maggio 17
L'amore di Marja
Ieri sera sono andato al cinema da solo. Mi piace andare al cinema da solo, anche se mi capita di rado, una o al massimo due volte l'anno. Quando lo dico ai miei amici che ogni tanto mi capita di andare al cinema da solo mi guardano come se fossi pazzo, come se fossi un alieno. Boh, forse hanno ragione loro. Ma in fin dei conti chi se ne frega.
Ieri sera ho visto L'amore di Marja.
E' un film assolutamente indecifrabile, difficile da racchiudere in un giudizio sommario, perché alterna cose buone e cose non buone con una regolarità quasi ritmica. Il soggetto era interessante (una ragazza finlandese hippie imprigionata mentalmente e fisicamente nella più profonda provincia siciliana), ma spesso si ha la sensazione che venga sprecato, buttato via e banalizzato da una sceneggiatura poco curata e sterile. Eppure, come dicevo, ogni tanto si vede qualche cosa di interessante, qualche guizzo che fa ben sperare, qualche scena ben riuscita, qualche emozione ben tramessa. Ma tirando le somme il film non mi è piaciuto. Non mi è piaciuto perché parla di cambiamenti e i cambiamenti non li mostra né li spiega (la protagonista diventa pazza in quattro minuti d'orologio e con tre parole della narratrice fuori campo). Non mi è piaciuto perché usa troppi banalissimi e scontatissimi stereotipi. Non mi è piaciuto perché dopo quaranta minuti di film non si ha neppure più voglia e interesse a rattristarsi per le sfortune che capitano più o meno a tutti i personaggi. Il film che viene fuori è un'amalgama malformato di belle emozioni e bei sentimenti messi un po' a casaccio e resi sterili, innocui. Alla fine sono uscito dal cinema con l'idea che quel che avevo visto non meritava certo cinque euro. Mi spiace solo che sia un film italiano.
Ieri sera ho visto L'amore di Marja.
E' un film assolutamente indecifrabile, difficile da racchiudere in un giudizio sommario, perché alterna cose buone e cose non buone con una regolarità quasi ritmica. Il soggetto era interessante (una ragazza finlandese hippie imprigionata mentalmente e fisicamente nella più profonda provincia siciliana), ma spesso si ha la sensazione che venga sprecato, buttato via e banalizzato da una sceneggiatura poco curata e sterile. Eppure, come dicevo, ogni tanto si vede qualche cosa di interessante, qualche guizzo che fa ben sperare, qualche scena ben riuscita, qualche emozione ben tramessa. Ma tirando le somme il film non mi è piaciuto. Non mi è piaciuto perché parla di cambiamenti e i cambiamenti non li mostra né li spiega (la protagonista diventa pazza in quattro minuti d'orologio e con tre parole della narratrice fuori campo). Non mi è piaciuto perché usa troppi banalissimi e scontatissimi stereotipi. Non mi è piaciuto perché dopo quaranta minuti di film non si ha neppure più voglia e interesse a rattristarsi per le sfortune che capitano più o meno a tutti i personaggi. Il film che viene fuori è un'amalgama malformato di belle emozioni e bei sentimenti messi un po' a casaccio e resi sterili, innocui. Alla fine sono uscito dal cinema con l'idea che quel che avevo visto non meritava certo cinque euro. Mi spiace solo che sia un film italiano.
giovedì, maggio 13
Tempi di attesa
Da oggi voglio segnarmi da qualche parte tutti i minuti di tempo persi ad aspettare, a causa dei ritardi e dell'inefficenza degli altri, all'università, negli uffici pubblici, alla stazione dei treni... Comincio subito con oggi: 45 minuti (ed è stata una giornata "tranquilla").
Chissà che alla "resa dei conti" finale in qualche modo tutto questo tempo non mi venga restituito.
Chissà che alla "resa dei conti" finale in qualche modo tutto questo tempo non mi venga restituito.
lunedì, maggio 10
Sulla Fiera del libro
Intanto Blogger ha cambiato un po' di cosette qua nella grafica (e forse non solo in quella) del gestionale così non mi ci ritrovo tanto a postare (be' nemmeno riuscivo a loggarmi, a dir la verità... ma è anche lunedì, non si può pretendere troppo...).
Sabato la Fiera è stata come ogni anno strafaticosa, straeccitante, e stradispendiosa (anzi, proprio svenante!).
Non molto interessanti gli eventi che abbiamo seguito. Un noioso chiacchericcio quello intorno ai blog, ma almeno abbiamo potuto vedere in faccia un po' di bloggers (blogstar comprese) e abbiamo conosciuto la chiaraaa e il carinissimo jorma che si è complimentato per la nostra famigerata intervista (grazie!). E’ stato bello ascoltare Benni, che è davvero la persona bellissima e luminosa che immaginavo, peccato che Manuele se lo sia perso perché nel frattempo lo avevo spedito alla Minimum Fax per prendermi Mercoledì delle ceneri di quel gran bel bimbo di Ethan Hawke, approfittando dell’happy hour che consentiva a partire dalle 18 e 30 di comperare tutto a metà prezzo(scusa Manu!). Peccato anche che non ho potuto parlare con Giulio Mozzi, perché quando siamo passati dallo stand della Sironi lui era impegnato in un’intervista con la Rai.
Sempre affascinante il giro per i vari stand: carino vedere come sono stati allestiti, l’immagine che le case editrici vogliono dare di loro (quelle ggiovani, quelle vecchie, quelle ruffiane, quelle anonime, quelle inutili, quelle presuntuose...).
Alla fine ho comperato, oltre al già menzionato Hawke:
- Alice Sebold, Amabili resti, E/O, (con in omaggio Il corriere colombiano di Massimo Carlotto firmato dall’autore che si trovava lì).
- Marco Archetti, Lola Motel, Meridiano Zero
- Martino Gozzi, Una volta Mia, Pequod (di cui mi sono però pentita quasi subito: spero che la lettura fughi la brutta sensazione che ho)
- Gianluca Di Dio, L'Emiliano innamorato, Fernandel
- Massimiliano Nuzzolo, L’ultimo disco dei Cure, Sironi
In più abbiamo finalmente preso I coloni di Catan, un gioco in scatola bellissimo che volevamo comperare da due anni (dopo averlo conosciuto a Lucca Games) senza riuscirci (perché praticamente introvabile), secondo me meglio anche di Risiko (ed è tutto dire).
Io, intanto, mi metto a capirci quaclosa qua nel nuovo Blogger, poi potrò cominciare a leggere un po'.
Sabato la Fiera è stata come ogni anno strafaticosa, straeccitante, e stradispendiosa (anzi, proprio svenante!).
Non molto interessanti gli eventi che abbiamo seguito. Un noioso chiacchericcio quello intorno ai blog, ma almeno abbiamo potuto vedere in faccia un po' di bloggers (blogstar comprese) e abbiamo conosciuto la chiaraaa e il carinissimo jorma che si è complimentato per la nostra famigerata intervista (grazie!). E’ stato bello ascoltare Benni, che è davvero la persona bellissima e luminosa che immaginavo, peccato che Manuele se lo sia perso perché nel frattempo lo avevo spedito alla Minimum Fax per prendermi Mercoledì delle ceneri di quel gran bel bimbo di Ethan Hawke, approfittando dell’happy hour che consentiva a partire dalle 18 e 30 di comperare tutto a metà prezzo(scusa Manu!). Peccato anche che non ho potuto parlare con Giulio Mozzi, perché quando siamo passati dallo stand della Sironi lui era impegnato in un’intervista con la Rai.
Sempre affascinante il giro per i vari stand: carino vedere come sono stati allestiti, l’immagine che le case editrici vogliono dare di loro (quelle ggiovani, quelle vecchie, quelle ruffiane, quelle anonime, quelle inutili, quelle presuntuose...).
Alla fine ho comperato, oltre al già menzionato Hawke:
- Alice Sebold, Amabili resti, E/O, (con in omaggio Il corriere colombiano di Massimo Carlotto firmato dall’autore che si trovava lì).
- Marco Archetti, Lola Motel, Meridiano Zero
- Martino Gozzi, Una volta Mia, Pequod (di cui mi sono però pentita quasi subito: spero che la lettura fughi la brutta sensazione che ho)
- Gianluca Di Dio, L'Emiliano innamorato, Fernandel
- Massimiliano Nuzzolo, L’ultimo disco dei Cure, Sironi
In più abbiamo finalmente preso I coloni di Catan, un gioco in scatola bellissimo che volevamo comperare da due anni (dopo averlo conosciuto a Lucca Games) senza riuscirci (perché praticamente introvabile), secondo me meglio anche di Risiko (ed è tutto dire).
Io, intanto, mi metto a capirci quaclosa qua nel nuovo Blogger, poi potrò cominciare a leggere un po'.
martedì, maggio 4
Recensione: Dopo Mezzanotte.
Prefazione: (da saltare se si cerca solo la recensione)
Sabato sera mi sono ricordato perché vado così spesso al cinema. Anzi, per dirla tutta, mi sono reso conto dell'effetto che ha il cinema su di me. E su Chiara. E su me e Chiara. Stavolta, per esempio, siamo entrati in sala un po' tristi e un po' incazzati, come capita ad ogni coppietta quando trova qualche inutile motivo di litigio. Niente di particolare per carità, una puttanata. Un modo come un altro per passare il tempo. Diciamo che avevamo comprato il biglietto troppo presto e non sapevamo come passare, senza annoiarci, la mezz'ora che ci separava dall'inizio del film. Tutto nella norma.
Insomma, per farla breve, siamo entrati in sala con il muso lungo e siamo usciti dalla sala abbracciati e coccolosi. E il merito è in gran parte del film che proiettavano: "Dopo Mezzanotte" di Davide Ferrario. Un film di quelli buoni, di quelli che io e Chiara dobbiamo assolutamente commentare nel loro svolgersi; di quelli che impongono una dedizione assoluta; di quelli che pretendono la tua mente libera e serena. Quando fa così è proprio bello, il Cinema.
Recensione:
E' un gran bel film. E' un confetto, una piccola perla. Ho quasi paura di macchiarla di parole inutili. Di Davide Ferrario (il regista) avevo visto solo il divertente "Tutti giù per terra", di cui ricordo ancora l'ottima colonna sonora dei C.S.I., ma questo l'ho saputo dopo, cercando la sua filmografia in Rete. In verità quel che più ha spinto me e Chiara a comprare il biglietto di "Dopo mezzanotte" è stato l'ottimo 4/5 dato da Kekkoz su Cinebloggers (grazie!).
"Dopo mezzanotte" è una piccola favola urbana, raccontata con molto pathos dalla voce del narratore Silvio Orlando. Siamo a Torino. La solita Torino fredda e distaccata, ma resa speciale da un luogo, resa unica da una persona e dalla sua passione. Il luogo è la Mole Antonelliana, la persona si chiama Martino (Giorgio Pasotti), la passione si chiama Cinema muto, si chiama Buster Keaton. Non voglio però fare troppo spoiler, sarebbe un peccato. Per cui mi fermo qua.
Solo un consiglio a chi ama le favole, a chi ama il cinema e a chi, come me, ha disprezzato la stupidità di "The Dreamers" di Bertolucci: andate a vederlo!
Sabato sera mi sono ricordato perché vado così spesso al cinema. Anzi, per dirla tutta, mi sono reso conto dell'effetto che ha il cinema su di me. E su Chiara. E su me e Chiara. Stavolta, per esempio, siamo entrati in sala un po' tristi e un po' incazzati, come capita ad ogni coppietta quando trova qualche inutile motivo di litigio. Niente di particolare per carità, una puttanata. Un modo come un altro per passare il tempo. Diciamo che avevamo comprato il biglietto troppo presto e non sapevamo come passare, senza annoiarci, la mezz'ora che ci separava dall'inizio del film. Tutto nella norma.
Insomma, per farla breve, siamo entrati in sala con il muso lungo e siamo usciti dalla sala abbracciati e coccolosi. E il merito è in gran parte del film che proiettavano: "Dopo Mezzanotte" di Davide Ferrario. Un film di quelli buoni, di quelli che io e Chiara dobbiamo assolutamente commentare nel loro svolgersi; di quelli che impongono una dedizione assoluta; di quelli che pretendono la tua mente libera e serena. Quando fa così è proprio bello, il Cinema.
Recensione:
E' un gran bel film. E' un confetto, una piccola perla. Ho quasi paura di macchiarla di parole inutili. Di Davide Ferrario (il regista) avevo visto solo il divertente "Tutti giù per terra", di cui ricordo ancora l'ottima colonna sonora dei C.S.I., ma questo l'ho saputo dopo, cercando la sua filmografia in Rete. In verità quel che più ha spinto me e Chiara a comprare il biglietto di "Dopo mezzanotte" è stato l'ottimo 4/5 dato da Kekkoz su Cinebloggers (grazie!).
"Dopo mezzanotte" è una piccola favola urbana, raccontata con molto pathos dalla voce del narratore Silvio Orlando. Siamo a Torino. La solita Torino fredda e distaccata, ma resa speciale da un luogo, resa unica da una persona e dalla sua passione. Il luogo è la Mole Antonelliana, la persona si chiama Martino (Giorgio Pasotti), la passione si chiama Cinema muto, si chiama Buster Keaton. Non voglio però fare troppo spoiler, sarebbe un peccato. Per cui mi fermo qua.
Solo un consiglio a chi ama le favole, a chi ama il cinema e a chi, come me, ha disprezzato la stupidità di "The Dreamers" di Bertolucci: andate a vederlo!
sabato, maggio 1
Perché trasformare in un mostro una ex ragazza Martini non basta per fare un bel film
Temo che sarò particolarmente dura con questo Monster, film che avrebbe potuto essere davvero buono, per il soggetto "forte", per le due giovani attrici bravissime, per un ipotetico messaggio di denuncia che avrebbe voluto trasmettere. Ma che purtroppo si ferma a un racconto didascalico e distaccato, a una resa ingenua e grossolana, che non trasmette assolutamente nulla, né compassione per la protagonista né sdegno per la macchina impietosa della società.
Che, mi dispiace dirlo, non rende affatto giustizia al personaggio Aileen Wuornos, a una storia che avrebbe meritato, forse, un po' più di attenzione.
Che, mi dispiace dirlo, non rende affatto giustizia al personaggio Aileen Wuornos, a una storia che avrebbe meritato, forse, un po' più di attenzione.