sabato, febbraio 28
Parole in corsa
La mia connessione mi fa impazzire in questi giorni, torturandomi con una lentezza mostruosa che non mi fa fare metà delle cose che vorrei.
Scusate quindi se non ho risposto a qualche mail, o non ho visitato e adeguatamente commentato i vostri siti, ci sono pagine che proprio non vogliono saperla di aprirsi; e scusate se non ho postato su questioni su cui avrei voluto scrivere, come questa, che merita attenzione.
Piuttosto ho letto e segnalo questo bel post di commemorazione per la morte di Carl Anderson, scritto da Antonella.
E poi ho saputo di questo concorso: il premio è appetibile, e Manuele vuole assolutamente che partecipi, per tornare a Parigi, magari, o andare a Amsterdam o a Vienna (a me quasi quasi piacerebbe Praga). Devo pensare a cosa inviare (se vi va di aiutarmi nella scelta, la mia vecchia roba è in parte di là), o se scrivere qualcosa per l'occasione, magari mi passasse l'eterno blocco.
Intanto speriamo passi questo semi-blackout del mio browser.
In più qua sta nevicando da un paio d'ore e noi dovremmo andare a Viareggio a comprare videocassette di vecchi film da regalare a Antonio per il suo compleanno.
Mai che le cose succedino nel momento giusto, a quanto pare.
Voi, passate tutti un buon fine settimana, mi raccomando.
Scusate quindi se non ho risposto a qualche mail, o non ho visitato e adeguatamente commentato i vostri siti, ci sono pagine che proprio non vogliono saperla di aprirsi; e scusate se non ho postato su questioni su cui avrei voluto scrivere, come questa, che merita attenzione.
Piuttosto ho letto e segnalo questo bel post di commemorazione per la morte di Carl Anderson, scritto da Antonella.
E poi ho saputo di questo concorso: il premio è appetibile, e Manuele vuole assolutamente che partecipi, per tornare a Parigi, magari, o andare a Amsterdam o a Vienna (a me quasi quasi piacerebbe Praga). Devo pensare a cosa inviare (se vi va di aiutarmi nella scelta, la mia vecchia roba è in parte di là), o se scrivere qualcosa per l'occasione, magari mi passasse l'eterno blocco.
Intanto speriamo passi questo semi-blackout del mio browser.
In più qua sta nevicando da un paio d'ore e noi dovremmo andare a Viareggio a comprare videocassette di vecchi film da regalare a Antonio per il suo compleanno.
Mai che le cose succedino nel momento giusto, a quanto pare.
Voi, passate tutti un buon fine settimana, mi raccomando.
giovedì, febbraio 26
A me mi piace così
Da laureanda in "Storia della lingua italiana", so che quello che scrive Leonardo qui è sacrosanta verità. E che è giusto fregarsene di certe regole, non pensarci, scrivere e basta così come ci sembra giusto, che poi ci penseranno i grammatici a fare il loro lavoro. E anche secondo me "gli piacciono" è forma vivamente consigliata.
Ma. C’è che io qui scrivo cose così, come "c’è che io" appunto, con questo "c’è presentativo" che è tipico della lingua colloquiale e solo di quella, che uso il "che polivante" di continuo, che non mi curo più di tanto di scegliere il tempo e il modo verbale più appropriato, che mi piace assai di più la paratassi e iniziare le frasi con la "e" e col "ma".
Insomma scrivo in un italiano diffusamente disinvolto, e non mi faccio problemi.
Ma devo ammettere che, per quanto riguarda il "gli piacciono", sono "ipercorretta": non ci riesco a scriverlo. E non so se sia per via delle bacchettate sulle dita prese alle scuole elementari (bacchettate metaforiche, ovvio). Ma io scrivo, sempre, "piacciono loro", o anche "piacciono a loro". E' così. E' un mio vizio, e non mi riesce di smettere.
Anche perché mi sa che è così che mi piace di più.
Ma. C’è che io qui scrivo cose così, come "c’è che io" appunto, con questo "c’è presentativo" che è tipico della lingua colloquiale e solo di quella, che uso il "che polivante" di continuo, che non mi curo più di tanto di scegliere il tempo e il modo verbale più appropriato, che mi piace assai di più la paratassi e iniziare le frasi con la "e" e col "ma".
Insomma scrivo in un italiano diffusamente disinvolto, e non mi faccio problemi.
Ma devo ammettere che, per quanto riguarda il "gli piacciono", sono "ipercorretta": non ci riesco a scriverlo. E non so se sia per via delle bacchettate sulle dita prese alle scuole elementari (bacchettate metaforiche, ovvio). Ma io scrivo, sempre, "piacciono loro", o anche "piacciono a loro". E' così. E' un mio vizio, e non mi riesce di smettere.
Anche perché mi sa che è così che mi piace di più.
martedì, febbraio 24
I cenci!
Oggi è Martedì Grasso.
Ultimo giorno di Carnevale.
Ultimo giorno valido per ingrassare.
Ho fatto un giro su un po' di siti di cucina stamani, e ho chiesto alla mamma, che non si sentiva bene oggi, quindi è andata dal panettiere invece di mettersi alla padella per friggere i "Cenci". Ed ecco qua.
Ingredienti (Per 6 persone, circa):
300 g di Farina
50 g di Zucchero
un cucchiaio di Olio extravergine di oliva
2 Uova
2 cucchiai di Grappa, Marsala o Vin Santo (o anche un altro vino liquoroso a scelta)
Scorza grattata di un limone
Olio per friggere
Zucchero a velo
Sale
Preparazione:
Versare la farina a fontana e nel centro mettere lo zucchero, le uova, la scorza di limone grattata, l'olio, la Grappa (o il Marsala o il Vin Santo) e un pizzico di sale. Cominciare ad amalgamare tutti gli ingredienti e impastare per una decina di minuti; ridurre l'impasto a palla e lasciarla riposare per circa mezz'ora. Con il mattarello stendere la pasta fino a ridurla ad uno spessore di circa 2 mm. Tagliare la sfoglia a strisce di dimensioni a piacere con la rondellina seghettata. Friggerle in olio bollente, finché saranno ben dorate, poi metterle su un foglio di carta da cucina assorbente.
Spolverare di zucchero a velo e servire.
Ma, voi conoscete un altro piatto che abbia così tanti nomi quasi quante sono le regioni d'Italia, come questi?
Sarà perché sono strabuoni?
Vabbè, vado ad assaggiare quelli del panettiere.
Aggiornamento: i cenci del panettiere non erano male, ma quelli di mamma son sempre quelli di mamma (più buoni cioè).
Ultimo giorno di Carnevale.
Ultimo giorno valido per ingrassare.
Ho fatto un giro su un po' di siti di cucina stamani, e ho chiesto alla mamma, che non si sentiva bene oggi, quindi è andata dal panettiere invece di mettersi alla padella per friggere i "Cenci". Ed ecco qua.
Ingredienti (Per 6 persone, circa):
300 g di Farina
50 g di Zucchero
un cucchiaio di Olio extravergine di oliva
2 Uova
2 cucchiai di Grappa, Marsala o Vin Santo (o anche un altro vino liquoroso a scelta)
Scorza grattata di un limone
Olio per friggere
Zucchero a velo
Sale
Preparazione:
Versare la farina a fontana e nel centro mettere lo zucchero, le uova, la scorza di limone grattata, l'olio, la Grappa (o il Marsala o il Vin Santo) e un pizzico di sale. Cominciare ad amalgamare tutti gli ingredienti e impastare per una decina di minuti; ridurre l'impasto a palla e lasciarla riposare per circa mezz'ora. Con il mattarello stendere la pasta fino a ridurla ad uno spessore di circa 2 mm. Tagliare la sfoglia a strisce di dimensioni a piacere con la rondellina seghettata. Friggerle in olio bollente, finché saranno ben dorate, poi metterle su un foglio di carta da cucina assorbente.
Spolverare di zucchero a velo e servire.
Ma, voi conoscete un altro piatto che abbia così tanti nomi quasi quante sono le regioni d'Italia, come questi?
Sarà perché sono strabuoni?
Vabbè, vado ad assaggiare quelli del panettiere.
Aggiornamento: i cenci del panettiere non erano male, ma quelli di mamma son sempre quelli di mamma (più buoni cioè).
Leggerci i post
Quando Zapotek, nella famosa intervista, mi ha chiesto di "audio-blog", io naturalmente ho risposto "mah, forse, chissà...".
E invece...
Certo, che la lungimiranza è sempre stato un mio gran pregio!
E invece...
Certo, che la lungimiranza è sempre stato un mio gran pregio!
lunedì, febbraio 23
Prestito a pagamento nelle biblioteche: direi proprio di NO!
Leggo su Manteblog che "l'Italia e' interessata da un procedimento di infrazione da parte della UE perche' consente il prestito gratuito dei libri nelle biblioteche pubbliche".
A quanto pare l'Italia non è "in regola" perché non è previsto che gli editori e gli autori riscuotano le royalties per i libri che vengono dati in prestito nelle biblioteche.
A quanto pare ci si dovrà aggiornare istituendo o delle "biblioteche pay", o delle tasse, o delle quote di iscrizione, o chissà cosa, come, a quanto pare, in altri paesi già fanno.
E per pagare gli autori, non per migliorare l'efficenza dei servizi.
A me sembra fantascienza.
La biblioteca civica di Cologno Monzese (che ha anche un sito bellissimo!) si è organizzata e ha promosso una petizione.
I due titolari di questo blog aderiscono volentieri all'iniziativa.
A quanto pare l'Italia non è "in regola" perché non è previsto che gli editori e gli autori riscuotano le royalties per i libri che vengono dati in prestito nelle biblioteche.
A quanto pare ci si dovrà aggiornare istituendo o delle "biblioteche pay", o delle tasse, o delle quote di iscrizione, o chissà cosa, come, a quanto pare, in altri paesi già fanno.
E per pagare gli autori, non per migliorare l'efficenza dei servizi.
A me sembra fantascienza.
La biblioteca civica di Cologno Monzese (che ha anche un sito bellissimo!) si è organizzata e ha promosso una petizione.
I due titolari di questo blog aderiscono volentieri all'iniziativa.
domenica, febbraio 22
Una storia di mobbing
Il film di Francesca Comencini, Mi piace lavorare, io l'ho trovato molto bello.
E' molto bello l'argomento che tratta.
E' molto bella l'atmosfera che crea, e ciò che trasmette. Io ho vissuto per tutta la durata della proiezione in uno stato d'ansia, quella che sullo schermo viveva Anna: l'ansia di essere spiata e perseguitata, della solitudine, della frustrazione, della vita che non si riesce a riprendere in mano.
Anna vive una storia di mobbing, la vive sul luogo di lavoro, la riporta a casa, dove si deve occupare della figlia, del padre e delle faccende quotidiane. La vive in solitudine, la vive fino a rimanerne schiacciata, a starne malissimo. Fino a che non riesce a reagire, a farsi aiutare.
E' una cosa terribile quella che succede ad Anna: è terribile pensare che davvero queste cose esistono. Che in nome della produzione, del guadagno, non si guardano più in faccia i diritti della persona, i suoi affetti. Che in nome di un impiego, del mantenimento del posto di lavoro, si annullino i rapporti umani tra colleghi, la solidarietà, la compassione.
Il film che abbiamo visto ieri sera rende tutto questo in un modo diretto e brutale, facendocelo vedere dal punto di vista della "vittima", facendocelo "provare".
Ci sarebbero delle piccole cose, forse, cose "tecniche" poco convincenti, in questo film. Alcune battute, alcune caratterizzazioni. Forse. Ma non sono importanti per me. Perché questo film, ripeto, mi ha veramente messo ansia, mi ha fatto veramente stare male. E perciò l'ho trovato bellissimo.
Una sola nota un po' "frivola" (leggasi pure "scema"): ma è possibile che la figlia, Morgana (ma non sarà che il papà della bimba è scappato dopo che Anna ha imposto di chiamare la figlia Morgana?), ci metta tutto il film (passarà un mese?) a leggere Il piccolo principe (libro bellissimo, comunque)?
E' molto bello l'argomento che tratta.
E' molto bella l'atmosfera che crea, e ciò che trasmette. Io ho vissuto per tutta la durata della proiezione in uno stato d'ansia, quella che sullo schermo viveva Anna: l'ansia di essere spiata e perseguitata, della solitudine, della frustrazione, della vita che non si riesce a riprendere in mano.
Anna vive una storia di mobbing, la vive sul luogo di lavoro, la riporta a casa, dove si deve occupare della figlia, del padre e delle faccende quotidiane. La vive in solitudine, la vive fino a rimanerne schiacciata, a starne malissimo. Fino a che non riesce a reagire, a farsi aiutare.
E' una cosa terribile quella che succede ad Anna: è terribile pensare che davvero queste cose esistono. Che in nome della produzione, del guadagno, non si guardano più in faccia i diritti della persona, i suoi affetti. Che in nome di un impiego, del mantenimento del posto di lavoro, si annullino i rapporti umani tra colleghi, la solidarietà, la compassione.
Il film che abbiamo visto ieri sera rende tutto questo in un modo diretto e brutale, facendocelo vedere dal punto di vista della "vittima", facendocelo "provare".
Ci sarebbero delle piccole cose, forse, cose "tecniche" poco convincenti, in questo film. Alcune battute, alcune caratterizzazioni. Forse. Ma non sono importanti per me. Perché questo film, ripeto, mi ha veramente messo ansia, mi ha fatto veramente stare male. E perciò l'ho trovato bellissimo.
Una sola nota un po' "frivola" (leggasi pure "scema"): ma è possibile che la figlia, Morgana (ma non sarà che il papà della bimba è scappato dopo che Anna ha imposto di chiamare la figlia Morgana?), ci metta tutto il film (passarà un mese?) a leggere Il piccolo principe (libro bellissimo, comunque)?
sabato, febbraio 21
Passione per i corti
Da circa due anni sono una fan di Corto 5. Semplicemente perché è l'unica occasione "facile" che conosco per guardarmi dei cortometraggi. E nella maggior parte dei casi sono ottimi cortometraggi.
I cortometraggi credo non possano non piacere a chi è veramente appassionato di cinema e di storie.
Perché la storia viene condensata in pochi minuti, richiede la massima attenzione da parte del regista e dello spettatore; deve essere immediato, il messaggio, in sé concluso, scarno, preciso e levigato. I personaggi sono presi in un gesto, in un attimo, sono solo quello, ed è quindi importante quello che dicono e fanno. Le battute sono tutte fondamentali. Le luci, i colori, la musica, o la sua assenza.
Spesso questi corti che trasmettono a Corto 5 sono surreali: come i tre di questo pomeriggio (un uomo che nel suo ufficio girando un mappamondo si ritrova veramente dall’altra parte del mondo, un altro che tira un cordone che arriva giù dritto dal cielo e si ritrova a spegnere e accendere la luce del sole, uno che compera un paio di occhiali gialli che cambiano la sua percezione della realtà), e mi sembra che questo genere sia spesso praticato dai registi di cortometraggi, forse perché è il più facilmente adattabile alle poche sequenze, o forse, di contro, perché il più difficilmente diluibile in un lungometraggio (e credo questa seconda sia la più plausibile: in effetti film surreali veramente buoni non ce ne sono molti in giro).
Comunque, facendo un giro nel forum dedicato a questa trasmissione, nel sito di canale 5, mi sembra di aver capito che il corto preferito da quasi tutti sia Il sorriso di Diana, che è una fiaba dolcissima di un ragno che s’innamora della bella Diana (la Caprioli che tanto piace anche a Manuele).
Ma il mio preferito invece è uno che credo s’intitoli qualcosa come Facciamo a scambio? Che aveva come protagonisti un gruppetto di bambini tremendi che si scambiano tra di loro oggetti, partendo da giocattoli, fino ad arrivare a scambiarsi il padre (!). Una cosa carina che ho trovato in questo corto era che era girato come lo sono alcuni cartoni animati di Hanna & Barbera: gli adulti che interagiscono con i bambini non si vedono mai in faccia; della mamma si vedono la scarpe col tacco alto, il papà è un vegetale seduto dietro un giornale.
Una simpatica prospettiva, insomma.
Spero che me lo rimettano in programmazione presto, così me lo registro!
E a voi piacciono i corti?
I cortometraggi credo non possano non piacere a chi è veramente appassionato di cinema e di storie.
Perché la storia viene condensata in pochi minuti, richiede la massima attenzione da parte del regista e dello spettatore; deve essere immediato, il messaggio, in sé concluso, scarno, preciso e levigato. I personaggi sono presi in un gesto, in un attimo, sono solo quello, ed è quindi importante quello che dicono e fanno. Le battute sono tutte fondamentali. Le luci, i colori, la musica, o la sua assenza.
Spesso questi corti che trasmettono a Corto 5 sono surreali: come i tre di questo pomeriggio (un uomo che nel suo ufficio girando un mappamondo si ritrova veramente dall’altra parte del mondo, un altro che tira un cordone che arriva giù dritto dal cielo e si ritrova a spegnere e accendere la luce del sole, uno che compera un paio di occhiali gialli che cambiano la sua percezione della realtà), e mi sembra che questo genere sia spesso praticato dai registi di cortometraggi, forse perché è il più facilmente adattabile alle poche sequenze, o forse, di contro, perché il più difficilmente diluibile in un lungometraggio (e credo questa seconda sia la più plausibile: in effetti film surreali veramente buoni non ce ne sono molti in giro).
Comunque, facendo un giro nel forum dedicato a questa trasmissione, nel sito di canale 5, mi sembra di aver capito che il corto preferito da quasi tutti sia Il sorriso di Diana, che è una fiaba dolcissima di un ragno che s’innamora della bella Diana (la Caprioli che tanto piace anche a Manuele).
Ma il mio preferito invece è uno che credo s’intitoli qualcosa come Facciamo a scambio? Che aveva come protagonisti un gruppetto di bambini tremendi che si scambiano tra di loro oggetti, partendo da giocattoli, fino ad arrivare a scambiarsi il padre (!). Una cosa carina che ho trovato in questo corto era che era girato come lo sono alcuni cartoni animati di Hanna & Barbera: gli adulti che interagiscono con i bambini non si vedono mai in faccia; della mamma si vedono la scarpe col tacco alto, il papà è un vegetale seduto dietro un giornale.
Una simpatica prospettiva, insomma.
Spero che me lo rimettano in programmazione presto, così me lo registro!
E a voi piacciono i corti?
venerdì, febbraio 20
Denti
... non e' la recensione molto tardiva del bel film di Salvatores
(aah... Anita Caprioli ...sosp...)
Allora, oggi mi sono fatto distruggere quel poco di dente molare che mi rimaneva (per ulteriori informazioni si clicchi qui). E fin qui niente di nuovo. Mi sono fatto chiamare due volte e sono arrivato con un quarto d'ora di ritardo con il dentista che sta nel mio stesso palazzo (!)... e niente di nuovo neppure qui. Il fatto curioso e' capitato dopo 1h e 45 min di intervento martorizzante.
Il dentista mi fa alzare, fa spegnere la luce e mi fa andare vicino alla finestra. Io ero un po' inquietato... anche se a me si avvicina un'avvenente signorina bionda tutta truccata con una sfilza di campioni di denti finti in mano.
"Dobbiamo vedere il colore." Mi fa e poi "Dottore, lei che ne dice?"
Il dottore sta in silenzio, risponde un'altra assistente.
"Io penso sia della famiglia del B".
Ecco ora manca che si mettano a far scommesse
A questo punto la signorina fa il raffronto tra tutti i suoi denti finti e i miei...
"Apra la bocca, si volga verso la luce naturale" "Forse e' un A1"
"Fa vedere" Fa il dottore
"Beh, e' un A2, pero' ha la cima un po' piu' chiara... direi Base A2, cima A1"
"Anzi" dice "Ordina un A2 che pero' mettano piu' smalto chiaro in cima"
E io la', come un fesso, con la bocca aperta. Loro parlavano come se dovessi scegliere il colore di un maglione, io mi sentivo come un vecchietto che si sceglie la dentiera... E' stato un po' imbarazzante, non so se si puo' immaginare: questi denti semi-veri che appoggiavano continuamente sui miei. E io che mi immaginavo che forse i denti erano veri, di pazienti che hanno lasciato la' il loro ricordo come si fa con i capelli dal parrucchiere.
Mah, esperienza strana.
Molto piu' fastidiosa del farsi distruggere le gengive senza anestesia come mi era capitato poco prima.
(aah... Anita Caprioli ...sosp...)
Allora, oggi mi sono fatto distruggere quel poco di dente molare che mi rimaneva (per ulteriori informazioni si clicchi qui). E fin qui niente di nuovo. Mi sono fatto chiamare due volte e sono arrivato con un quarto d'ora di ritardo con il dentista che sta nel mio stesso palazzo (!)... e niente di nuovo neppure qui. Il fatto curioso e' capitato dopo 1h e 45 min di intervento martorizzante.
Il dentista mi fa alzare, fa spegnere la luce e mi fa andare vicino alla finestra. Io ero un po' inquietato... anche se a me si avvicina un'avvenente signorina bionda tutta truccata con una sfilza di campioni di denti finti in mano.
"Dobbiamo vedere il colore." Mi fa e poi "Dottore, lei che ne dice?"
Il dottore sta in silenzio, risponde un'altra assistente.
"Io penso sia della famiglia del B".
Ecco ora manca che si mettano a far scommesse
A questo punto la signorina fa il raffronto tra tutti i suoi denti finti e i miei...
"Apra la bocca, si volga verso la luce naturale" "Forse e' un A1"
"Fa vedere" Fa il dottore
"Beh, e' un A2, pero' ha la cima un po' piu' chiara... direi Base A2, cima A1"
"Anzi" dice "Ordina un A2 che pero' mettano piu' smalto chiaro in cima"
E io la', come un fesso, con la bocca aperta. Loro parlavano come se dovessi scegliere il colore di un maglione, io mi sentivo come un vecchietto che si sceglie la dentiera... E' stato un po' imbarazzante, non so se si puo' immaginare: questi denti semi-veri che appoggiavano continuamente sui miei. E io che mi immaginavo che forse i denti erano veri, di pazienti che hanno lasciato la' il loro ricordo come si fa con i capelli dal parrucchiere.
Mah, esperienza strana.
Molto piu' fastidiosa del farsi distruggere le gengive senza anestesia come mi era capitato poco prima.
You'll follow me down
Album: Post orgasmic chill, Skunk Anansie
SURVIVED, TONIGHT
I MAY BE GOING DOWN
COS EVERYTHING GOES ROUND TOO
TIGHT, TONIGHT
AND AS YOU WATCH ME CRAWL
YOU STAND FOR MORE
AND YOUR PANIC STRICKEN
BLOOD WILL THICKEN UP, TONIGHT
COS I DON'T WANT YOU
TO FORGIVE ME
YOU'LL FOLLOW ME DOWN
YOU'LL FOLLOW ME DOWN
YOU'LL FOLLOW ME DOWN
SURVIVE, TONIGHT
I SEE YOUR HEAD'S EXPOSED
SO WE SHALL KILL
CONSTRUCTIVE MIGHT
S'RIGHT
AS YOUR EMOTIONS FOOL YOU
MY STRONG WILL RULE
I WON'T FEEL RESTRAINT
WATCHING YOU CLOSE SENSE DOWN
I CAN'T COMPENSATE
THAT'S MORE THAN I'VE GOT TO GIVE
Ho citato questa, ma sto facendo torto al resto del cd.
Era da tanto tempo che non mi capitava di fissarmi su un album. E questo è stupendo.
E' ottima colonna sonora per una nottata davanti al pc.
Se per caso volete o dovete farla... è il mio consiglio :)
SURVIVED, TONIGHT
I MAY BE GOING DOWN
COS EVERYTHING GOES ROUND TOO
TIGHT, TONIGHT
AND AS YOU WATCH ME CRAWL
YOU STAND FOR MORE
AND YOUR PANIC STRICKEN
BLOOD WILL THICKEN UP, TONIGHT
COS I DON'T WANT YOU
TO FORGIVE ME
YOU'LL FOLLOW ME DOWN
YOU'LL FOLLOW ME DOWN
YOU'LL FOLLOW ME DOWN
SURVIVE, TONIGHT
I SEE YOUR HEAD'S EXPOSED
SO WE SHALL KILL
CONSTRUCTIVE MIGHT
S'RIGHT
AS YOUR EMOTIONS FOOL YOU
MY STRONG WILL RULE
I WON'T FEEL RESTRAINT
WATCHING YOU CLOSE SENSE DOWN
I CAN'T COMPENSATE
THAT'S MORE THAN I'VE GOT TO GIVE
Ho citato questa, ma sto facendo torto al resto del cd.
Era da tanto tempo che non mi capitava di fissarmi su un album. E questo è stupendo.
E' ottima colonna sonora per una nottata davanti al pc.
Se per caso volete o dovete farla... è il mio consiglio :)
giovedì, febbraio 19
Dilettanti allo sbaraglio
Io sono semplicemente allibito.
Vorrei far notare (tralasciando il resto, disarmante) questo passaggio dell'articolo secondo cui Berlusconi avrebbe spiegato perché le regioni chiedono troppi soldi per l'assistenza sanitaria.
"Berlusconi, sempre secondo quanto riferito da un presidente di regione, avrebbe fatto presente con una battuta che forse la spesa sarebbe stata inferiore a quanto richiesto dalle Regioni: gli immigrati in arrivo in Italia sono abituati ad una vita di stenti, hanno una resistenza migliore alle fatiche ed un fisico "più integro del nostro". (rainews24)
A parte la battuta (di cattivo gusto) su cui è meglio sorvolare... fatemi capire, la sanità pubblica per il boss è oramai da considerarsi solo per gli immigrati stranieri abituati ad una vita di stenti? Secondo lui gli italiani possono tutti permettersi l'ospedale pay ?
E poi questa, che mi è nuova e mi chiedo: ma il boss nella pratica conta per tutti ed è un incapace o non conta un bel niente? Oppure fa la parte dell'inetto pur di salvare la faccia?
"stando ai presenti, la contrapposizione tra Berlusconi e Tremonti da scherzosa si è fatta seria, di sostanza, "come se - ha spiegato un governatore - Berlusconi non fosse stato informato sulle reali condizioni del bilancio" (rainews24)
Vorrei far notare (tralasciando il resto, disarmante) questo passaggio dell'articolo secondo cui Berlusconi avrebbe spiegato perché le regioni chiedono troppi soldi per l'assistenza sanitaria.
"Berlusconi, sempre secondo quanto riferito da un presidente di regione, avrebbe fatto presente con una battuta che forse la spesa sarebbe stata inferiore a quanto richiesto dalle Regioni: gli immigrati in arrivo in Italia sono abituati ad una vita di stenti, hanno una resistenza migliore alle fatiche ed un fisico "più integro del nostro". (rainews24)
A parte la battuta (di cattivo gusto) su cui è meglio sorvolare... fatemi capire, la sanità pubblica per il boss è oramai da considerarsi solo per gli immigrati stranieri abituati ad una vita di stenti? Secondo lui gli italiani possono tutti permettersi l'ospedale pay ?
E poi questa, che mi è nuova e mi chiedo: ma il boss nella pratica conta per tutti ed è un incapace o non conta un bel niente? Oppure fa la parte dell'inetto pur di salvare la faccia?
"stando ai presenti, la contrapposizione tra Berlusconi e Tremonti da scherzosa si è fatta seria, di sostanza, "come se - ha spiegato un governatore - Berlusconi non fosse stato informato sulle reali condizioni del bilancio" (rainews24)
mercoledì, febbraio 18
Aiuto
Non mi è piaciuto particolarmente, Il contrario di uno di Erri De Luca, un libro composto da diciotto racconti più una poesia, che parla dell’essere in due, insieme, della ricerca della felicità e del senso attraverso la comunione, l’alleanza, la solidarietà, gli affetti, l’amore, la giustizia.
Non mi è piaciuto particolarmente forse per la scrittura, alle volte troppo involuta o compiaciuta, o per la freddezza che a tratti mi trasmetteva.
Ma mi è piaciuto invece moltissimo uno dei brani, che si intitola Aiuto.
Racconta di un incontro casuale in montagna, tra una ragazza che vorrebbe morire e un uomo che si accinge a fare una scalata. Lui l’aiuta, attraverso la cordata, la fatica del corpo, senza nemmeno conoscere il suo nome, l’aiuta a ritrovare la fiducia, a riconciliarsi col suo essere.
La vitale gratitudine di lei nel finale mi ha davvero commossa.
Forse (e scrivo questo a mio rischio e pericolo di sembrare terribilmente retorica) perché è così comune a tutti noi: la speranza che arrivi d’un tratto, l’aiuto sconosciuto, disinteressato, a risalire la montagna che, spesso, abbiamo contribuito da soli ad erigerci davanti.
Non mi è piaciuto particolarmente forse per la scrittura, alle volte troppo involuta o compiaciuta, o per la freddezza che a tratti mi trasmetteva.
Ma mi è piaciuto invece moltissimo uno dei brani, che si intitola Aiuto.
Racconta di un incontro casuale in montagna, tra una ragazza che vorrebbe morire e un uomo che si accinge a fare una scalata. Lui l’aiuta, attraverso la cordata, la fatica del corpo, senza nemmeno conoscere il suo nome, l’aiuta a ritrovare la fiducia, a riconciliarsi col suo essere.
La vitale gratitudine di lei nel finale mi ha davvero commossa.
Forse (e scrivo questo a mio rischio e pericolo di sembrare terribilmente retorica) perché è così comune a tutti noi: la speranza che arrivi d’un tratto, l’aiuto sconosciuto, disinteressato, a risalire la montagna che, spesso, abbiamo contribuito da soli ad erigerci davanti.
martedì, febbraio 17
I dentisti
... son gente strana.
Sette anni fa un tizio, dopo avermi curato la terza carie, mi disse che ne avevo ancora un paio da curare.
Per curiosità provai a farmi guardare in bocca da qualcun altro. E le carie, come per magia, sono scomparse. Insomma, su cinque dentisti, uno l'ho trovato cariato. E peccato che i miei ex-denti sani non possono nemmeno andare dai carabinieri per accertamenti.
Ieri, uno di quei quattro "sani" mi ha detto che il dente che mi faceva male è da buttar via. "Un bel dente d'oro nuovo, un po' di ceramica et voilà..." che vuoi che siano sei sedute e 1700 euro. La visita naturalmente non la contiamo. Le fisso un appuntamento a breve: giovedì va bene?
Oggi vado dal sesto odontoiatra (loro non amano tanto farsi chiamare dentisti, chissà perché) e mi dice un rima baciata: "macché buttare! questo dente si può salvare! Certo, c'è da farci questo, questo, questo e questo... ma in tre sedute e con 850 euro torni come nuovo e il dente che rimane è il tuo! I 70 euro di visita non li paghi se ti fai fare il lavoro da me. Però dobbiamo fare in fretta, altrimenti se ti si rompe più in profondità il dente lo perdi davvero....
"pronto dott. XXX"?
"Si, sono io"
"sono il ragazzo che è venuto da lei ieri pomeriggio per la visita"
"Si, ricordo"
"Ecco, vorrei annullare l'appuntamento fissato per giovedì, ricorda, l'estrazione del dente"
"Va bene, nessun problema. Però c'è da saldare la visita e la radiografia"
"Quanto è?"
"Ottanta euro"
"Passerò nel suo studio appena potrò, arrivederci"
"Arrivederci"
Chissà come mai, ma mi sento un coglione.
Sette anni fa un tizio, dopo avermi curato la terza carie, mi disse che ne avevo ancora un paio da curare.
Per curiosità provai a farmi guardare in bocca da qualcun altro. E le carie, come per magia, sono scomparse. Insomma, su cinque dentisti, uno l'ho trovato cariato. E peccato che i miei ex-denti sani non possono nemmeno andare dai carabinieri per accertamenti.
Ieri, uno di quei quattro "sani" mi ha detto che il dente che mi faceva male è da buttar via. "Un bel dente d'oro nuovo, un po' di ceramica et voilà..." che vuoi che siano sei sedute e 1700 euro. La visita naturalmente non la contiamo. Le fisso un appuntamento a breve: giovedì va bene?
Oggi vado dal sesto odontoiatra (loro non amano tanto farsi chiamare dentisti, chissà perché) e mi dice un rima baciata: "macché buttare! questo dente si può salvare! Certo, c'è da farci questo, questo, questo e questo... ma in tre sedute e con 850 euro torni come nuovo e il dente che rimane è il tuo! I 70 euro di visita non li paghi se ti fai fare il lavoro da me. Però dobbiamo fare in fretta, altrimenti se ti si rompe più in profondità il dente lo perdi davvero....
"pronto dott. XXX"?
"Si, sono io"
"sono il ragazzo che è venuto da lei ieri pomeriggio per la visita"
"Si, ricordo"
"Ecco, vorrei annullare l'appuntamento fissato per giovedì, ricorda, l'estrazione del dente"
"Va bene, nessun problema. Però c'è da saldare la visita e la radiografia"
"Quanto è?"
"Ottanta euro"
"Passerò nel suo studio appena potrò, arrivederci"
"Arrivederci"
Chissà come mai, ma mi sento un coglione.
lunedì, febbraio 16
La frase del giorno, la battuta del mese e la mediocrità del giornalismo italiano
-->Attenzione, il seguente post contiene parolacce, tenere fuori dalla portata dei bambini<--
"I prezzi? Lo chieda al candidato Prodi e al suo euro malfatto".
Giulio Tremonti, detto l'inutilità fatta ministero dell'economia
Ricordiamo, ad onor del sig. Tremonti, che il suo boss qualche giorno fa aveva detto ben di peggio da Vespa, dando la colpa al fatto che l'euro non vale proprio 2.000 lire, ma solo 1936,27, per cui l'italiano medio è talmente deficiente che percepisce un'inflazione maggiore di quella che è nella realtà.
Ricordo il calcolo Berlusconiano dell'inflazione: Se prima una cosa costava 3800 lire, la stessa cosa fatti due conti, cioè dividendo per 1936,27 fa 1,96 euro. Il commerciante, per semplicità, lo arrotonda a 2 euro che non valgono le 4000 lire percepite, ma 3872 lire. Un aumento effettivo di 72 lire viene percepito come aumento di 200 lire. Cioè un'inflazione minore del 2% è percepita dalle persone come un'inflazione del 5,2%.
Inutile naturalmente replicare con i numeri a questa marea di puttanate, si può rimanere solo allibiti.
La cosa grave, però... ed è quello che mi fa incazzare come una bestia è che su 3, dico TRE direttori di giornale presenti (Sole 24ore, la Stampa e il Messaggero), di cui uno che di economia dovrebbe capirne almeno un po', nessuno abbia detto, nessuno abbia avuto il coraggio di dire l'unica cosa possibile: "Silvio caro, ma ti rendi conto di cosa cazzo stai dicendo?"
"I prezzi? Lo chieda al candidato Prodi e al suo euro malfatto".
Giulio Tremonti, detto l'inutilità fatta ministero dell'economia
Ricordiamo, ad onor del sig. Tremonti, che il suo boss qualche giorno fa aveva detto ben di peggio da Vespa, dando la colpa al fatto che l'euro non vale proprio 2.000 lire, ma solo 1936,27, per cui l'italiano medio è talmente deficiente che percepisce un'inflazione maggiore di quella che è nella realtà.
Ricordo il calcolo Berlusconiano dell'inflazione: Se prima una cosa costava 3800 lire, la stessa cosa fatti due conti, cioè dividendo per 1936,27 fa 1,96 euro. Il commerciante, per semplicità, lo arrotonda a 2 euro che non valgono le 4000 lire percepite, ma 3872 lire. Un aumento effettivo di 72 lire viene percepito come aumento di 200 lire. Cioè un'inflazione minore del 2% è percepita dalle persone come un'inflazione del 5,2%.
Inutile naturalmente replicare con i numeri a questa marea di puttanate, si può rimanere solo allibiti.
La cosa grave, però... ed è quello che mi fa incazzare come una bestia è che su 3, dico TRE direttori di giornale presenti (Sole 24ore, la Stampa e il Messaggero), di cui uno che di economia dovrebbe capirne almeno un po', nessuno abbia detto, nessuno abbia avuto il coraggio di dire l'unica cosa possibile: "Silvio caro, ma ti rendi conto di cosa cazzo stai dicendo?"
Domani pomeriggio i due titolari di questo blog saranno intervistati dai Blogorroici.
Mi raccomando... e buon ascolto!
Mi raccomando... e buon ascolto!
domenica, febbraio 15
Ma Anthony Minghella ha picchiato il capo da bambino?
Ritorno a Cold Mountain è un film fatto ad arte per stupire, volutamente esagerato, esageratamente epico, eroico.
Il protagonista Inman, alias Jude Law, parte per la guerra di secessione, lasciando a casa ad aspetarlo l'amata Ada, ovvero la bellissima Kidman.
I due, vuoi per i tempi, le convenzioni sociali, la timidezza, non si erano scambiati che un misero bacio e qualche stentata parola. Ma il loro è amore, amore vero, amor cortese. Per cui lei per tre anni gli scrive numero 103 lettere piene di sospiri, delle quali lui ne riceve solo 3, e lui non fa che raccontare di lei a chiunque incontri e a sognare il ritorno tra le sue braccia. Nel frattempo c'è la guerra crudele: bellissime le scene iniziali della battaglia, con le carneficine insensate, l'ammasso dantesco di corpi.
C'è che le donne rimaste senza uomini e senza schiavi devono lavorare duramente per salvare le loro proprietà, le loro vite e virtù dalle grinfie della spaventevole guardia nazionale.
C'è che Inman ad un certo punto si rompe le scatole e scappa dall'ospedale militare per tornare a Cold Mountain, iniziando un'odissea incredibile, dove gli succede in pratica di tutto e rimane vivo per miracolo.
Come tutti i poemi epici che si rispettino poi c'è che i personaggi sono tutti d'un pezzo, tutti perfetti stereotipi: i cattivi sono proprio cattivi, i buoni buonissimi, gli scemi davvero scemi, i coraggiosi senza macchia.
Insomma, il regista, Anthony Minghella, è come sempre bravissimo nel confezionare questi "polpettoni" da Oscar, queste epopee dei sentimenti assoluti e puri, queste interminabili carrellate di sacrificio, coraggio, alti ideali. Penso all'altro suo film famoso: Il paziente inglese , film che francamente trovai di una noia veramente soporifera; di cui salvo giusto la scena dell'addio tra Kristin Scott Thomas e Ralph Fiennes, scena tragica e di altissima tensione, sciolta da una "capocciata" pazzesca e comicissima che si becca lei in una trave, e che ancora mi fa ridere quando ci ripenso. E anche in Cold Mountain ci sono due scene di "capocciate" dello stesso livello di comicità: sia per la Kidman che per Law.
Insomma, questa cosa dello sbattere "fantozzianamente" la testa è un po' un marchio di fabbrica mi sembra di capire... Ci sarà una qualche spiegazione "freudiana"?
Ah, in tutto ciò, se non si era capito, il mio giudizio è una sufficienza scarsa.
Il protagonista Inman, alias Jude Law, parte per la guerra di secessione, lasciando a casa ad aspetarlo l'amata Ada, ovvero la bellissima Kidman.
I due, vuoi per i tempi, le convenzioni sociali, la timidezza, non si erano scambiati che un misero bacio e qualche stentata parola. Ma il loro è amore, amore vero, amor cortese. Per cui lei per tre anni gli scrive numero 103 lettere piene di sospiri, delle quali lui ne riceve solo 3, e lui non fa che raccontare di lei a chiunque incontri e a sognare il ritorno tra le sue braccia. Nel frattempo c'è la guerra crudele: bellissime le scene iniziali della battaglia, con le carneficine insensate, l'ammasso dantesco di corpi.
C'è che le donne rimaste senza uomini e senza schiavi devono lavorare duramente per salvare le loro proprietà, le loro vite e virtù dalle grinfie della spaventevole guardia nazionale.
C'è che Inman ad un certo punto si rompe le scatole e scappa dall'ospedale militare per tornare a Cold Mountain, iniziando un'odissea incredibile, dove gli succede in pratica di tutto e rimane vivo per miracolo.
Come tutti i poemi epici che si rispettino poi c'è che i personaggi sono tutti d'un pezzo, tutti perfetti stereotipi: i cattivi sono proprio cattivi, i buoni buonissimi, gli scemi davvero scemi, i coraggiosi senza macchia.
Insomma, il regista, Anthony Minghella, è come sempre bravissimo nel confezionare questi "polpettoni" da Oscar, queste epopee dei sentimenti assoluti e puri, queste interminabili carrellate di sacrificio, coraggio, alti ideali. Penso all'altro suo film famoso: Il paziente inglese , film che francamente trovai di una noia veramente soporifera; di cui salvo giusto la scena dell'addio tra Kristin Scott Thomas e Ralph Fiennes, scena tragica e di altissima tensione, sciolta da una "capocciata" pazzesca e comicissima che si becca lei in una trave, e che ancora mi fa ridere quando ci ripenso. E anche in Cold Mountain ci sono due scene di "capocciate" dello stesso livello di comicità: sia per la Kidman che per Law.
Insomma, questa cosa dello sbattere "fantozzianamente" la testa è un po' un marchio di fabbrica mi sembra di capire... Ci sarà una qualche spiegazione "freudiana"?
Ah, in tutto ciò, se non si era capito, il mio giudizio è una sufficienza scarsa.
sabato, febbraio 14
Geni del marketing
C'è indubbiamente del coraggio, e anche del genio secondo me, nella decisione di far finire uno dei più celebri idilli di tutti i tempi proprio alla vigilia di San Valentino.
Lo hanno deciso quelli della Mattel: Barbie e Ken, dopo più di quarant'anni di fidanzamento tornano single.
Si lasciano, rimangono "buoni amici", e lei presto troverà anche un nuovo amore.
Chissà che dopo questa, la crisi non tocchi anche, che so, Paperino e Paperina?
Lo hanno deciso quelli della Mattel: Barbie e Ken, dopo più di quarant'anni di fidanzamento tornano single.
Si lasciano, rimangono "buoni amici", e lei presto troverà anche un nuovo amore.
Chissà che dopo questa, la crisi non tocchi anche, che so, Paperino e Paperina?
venerdì, febbraio 13
Trasloco...
Uff... siamo ancora sottosopra, senza acqua, nè luce, nè gas, nè telefono.
Ma da stanotte dormiamo qua.
C. & M.
Ma da stanotte dormiamo qua.
C. & M.